E' possibile dare significato al passato, attualizzare la storia
e trasformarla in una esperienza ancora "aperta"?
E' da questa domanda che ha preso avvio il progetto di realizzare
un Museo delle intolleranze e degli stermini, con lo scopo di
conservare la memoria delle intolleranze e dei genocidi del passato.
Crimini che non rappresentano residui lontani, ma pericoli costanti:
persistono infatti nel presente fattori di violenza, conflitti
etnici, terrorismi, violazioni e negazioni dei diritti umani che
provocano insicurezza e impongono una lettura critica del Novecento.
Si tratta di un bilancio drammatico che mostra come la pratica
dell'intolleranza possa risultare, in qualche modo, "normale"
e mostra ancora come valori quali il rispetto per l'altro e l'accettazione
della diversità non siano scontati ma, piuttosto, il frutto
di un lungo processo culturale e di una conquista educativa che
non è mai irreversibile.
E' un bilancio che smentisce altresì qualsivoglia illusione
sull'automatico superamento della "barbarie" ad opera
della modernità e del "progresso": al contrario,
la storia degli ultimi secoli sta a dimostrare come la tendenza
alla distruzione ed allo sterminio si coniughi drammaticamente
con la modernità.
Questo museo mira dunque ad una presa di coscienza della "banalità
del male", ovvero dell'estrema facilità con la quale
ci si può lasciare travolgere da ondate di intolleranza
e di sopraffazione: ciascuno di noi, quindi, potrebbe essere candidato
ad un ruolo di soggetto attivo.
Ecco allora il significato possibile di un museo di storia: un
luogo virtuale che, attraverso documenti, testimonianze, percorsi
tematici, cerca di rivisitare un passato rimosso e propone il
confronto con memorie molteplici e diverse.
Un museo il cui intento è di individuare le radici culturali,
le situazioni e i meccanismi sociali che hanno attivato e favorito
razzismi e intolleranze.
La dimensione virtuale ha un duplice significato: è una
struttura "aperta", che suggerisce ulteriori domande
e approfondimenti, ed ha una funzione dinamica, capace di sollecitare
nuove indagini su temi e scenari diversi.
L'epoca attuale sembra aver perso il legame col passato, mentre
la dimensione prevalentemente visiva della sua cultura pare mettere
in crisi i modelli tradizionali di trasmissione del sapere. La
sfida di questo museo è di usare la tecnologia per facilitare
la ricerca, per costruire uno spazio utile per vedere, per leggere,
per comprendere. E' uno strumento di trasmissione storica, un
percorso di lettura problematica del passato che ripercorre temi
e rilevanze del secolo scorso. Lo scenario che ne deriva non riguarda
nessun paese in particolare, ma assume la trasversalità
e la dimensione internazionale come carattere proprio e come modalità
del racconto.
Le sette ricerche che costituiscono la sezione “Percorsi
storici” sono state scelte per privilegiare i "luoghi
dell'oblio", argomenti poco indagati e talora rimossi. E’un
criterio di selezione che può spiegare l'assenza, in questa
prima fase, di un tema come la Shoah, "evento" centrale
del Novecento, mentre sono presenti la persecuzione dei Rom e
degli omosessuali.
I temi di ricerca sono attraversati anche da una proposta di lettura
problematica suggerita da cinque “parole chiave”.
Agli approfondimenti presenti nella sezione ‘Percorsi storici’
(schede, fatti, cronologie, documenti, bibliografie, sitografie),
questo ulteriore segmento museale suggerisce stimoli di riflessione
intorno a parole "innocenti": normalità, sicurezza,
identità, civiltà, modernità . Esse vengono
comunemente considerate portatrici di valori positivi ma in troppe
esperienze storiche hanno prodotto esiti inquietanti e nefasti.
Si tratta di un'ipotesi di lavoro che riconduce al senso generale
di tutta l'iniziativa: attivare la conoscenza storica di un
passato
che va conservato e trasmesso per poter interagire con il presente.
In questa direzione il Museo virtuale delle intolleranze e degli
stermini intende fornire strumenti, proposte di studio e di riflessione.
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